Vivere da consegnati

Traccia di preghiera sul Vangelo della XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Che volto ha un Dio che si consegna, invece di dominare? Sei disposto, anche tu, a consegnarti alla vita, agli altri, al tuo cammino?

Indicazioni metodologiche
  • È una traccia di preghiera sulle letture della domenica, in particolare sul Vangelo, ispirata alla tradizione degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
  • Presuppone la lettura del Vangelo corrispondente: se omessa, la traccia che segue è priva di senso e si trasformerà in una presa in giro di se stessi.
  • È predisposta in maniera tale da cercare di favorire il tuo coinvolgimento, il tuo apporto, il tuo contributo.
  • Per la durata di questa preghiera, propongo i seguenti criteri:
    • criterio del gusto interiore: farla durare sin quando ci dà gusto, ci coinvolge, ci intriga.
    • criterio quantitativo minimo: non meno di 10 minuti.
    • criterio quantitativo massimo: non più di 60 minuti.
  • Non devi approfondire ogni spunto e domanda della traccia. La raffica di spunti e domande è per aiutarti a trovare il tuo filo conduttore. Soffermati dove ti senti toccato, dove senti coinvolgimento, dove avverti un richiamo. La tua preghiera passa in maniera decisiva dall’attenzione a questi movimenti interiori. Passa ad un altro punto della traccia solo quando hai ben gustato il precedente.
  • Puoi impiegare la traccia con diverse modalità, prestando attenzione al tuo bisogno
    interiore: una sola volta, per più giorni, per una settimana intera.
  • Puoi adoperarla anche insieme ad altri: in tal modo, dopo la fase personale, è poi possibile condividerne i frutti. Alcuni stanno sperimentando la traccia in gruppi.
  • Alla fine della preghiera, prendi qualche appunto scritto (su carta, in un file, ecc.) sull’esperienza spirituale vissuta.
  • Pregando sulla traccia, ti faranno compagnia tante sensazioni in ordine sparso, tipo “Non ci capisco niente!”, “Quante domande…”, “Io sono in cerca di risposte chiare e complete e qui trovo solo domande e tante…”, “La struttura della preghiera è strana”, “Alcuni passaggi risultano macchinosi…”, “Mi restano alcune immagini e non capisco perché”, “Sono affiorati diversi ricordi, belli e meno belli: che senso ha?”
  • Non solo: ti potrà capitare di ritornare in maniera spontanea sulla traccia mentre sei impegnato nelle tue corse o di essere raggiunto ancora da essa.
Sai come si chiama tutto questo?
Preghiera.
La tua.
Sì, starai pregando.
Continua.
Testo del Vangelo…
Dal Vangelo secondo Luca (12,32-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

*Foto designed by Freepik


Preghiera preliminare

Chiedere a Dio nostro Signore la grazia che per la durata della preghiera tutte le mie intenzioni, il mio agire e la mia dimensione interiore non si disperdano in mille distrazioni, ma siano dedicate solo all’incontro con Lui: è possibile ed è bello.

Primo passaggio introduttivo

Consiste nel comporre il tema della preghiera. Qui sarà la dinamica del consegnarsi.

Secondo passaggio introduttivo

Consiste nel domandare al Signore quello che voglio e desidero. Qui, in particolare, gli chiedo di lasciarmi introdurre nella dinamica del consegnarsi.

Primo punto

A volte, mi sorprendo a sognare ad occhi aperti. Immagino una vita più vera, più libera, più piena. Un mondo in cui non conta il potere, ma la cura; non la prestazione, ma la relazione; non la paura, ma la fiducia.

Questo desiderio, questo dinamismo è quello che il Vangelo chiama il Regno. Non consiste in un trono, ma esprime una trama. Il Vangelo mi fa capire che non è un sogno. È quella realtà nascosta, ma già in atto nella mia vita, che prende forma quando che mi lascio accogliere, quando scelgo la verità, anche se costa, quando dono tempo, ascolto, perdono. Ecco il Regno. È la parte più bella della vita, quella che a volte intuisco, cerco, desidero, anche senza sapere come chiamarla.

E poi arriva la sorpresa. Ascoltando, con attenzione, le parole di Gesù, mi accorgo che tutto questo non devo meritarmelo. Non è il frutto del mio sforzo, non si conquista con prestazioni o risultati. Gusto le parole di Gesù che dice: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.” Che stupore! È già dato. È un dono. Quante volte mi sento piccolo, incerto, inadeguato… eppure è proprio a me che il Regno è stato consegnato. Non come premio, ma come fiducia. Come invito a vivere.

Che cosa significa per me, oggi, questa immagine del Regno? Quando ne ho colto una scintilla, magari in una relazione, in un gesto, in una scelta? Faccio fatica a credere che non devo conquistare nulla? Cosa cambia in me se accolgo questo dono, invece di rincorrerlo?

Secondo punto

Gesù prosegue con una parabola: parla di un padrone che, tornando a casa nel cuore della notte, trova i suoi servi svegli ad aspettarlo. Ma la cosa più sorprendente è ciò che accade dopo: è lui, il padrone, a mettersi a servire. Si cinge i fianchi con un grembiule, li fa sedere a tavola e passa a servirli.

Mi fermo davanti a questa immagine. È così diversa da ciò che mi sarei aspettato. Mi accorgo che il centro di questa scena non sono il controllo, il dominio, il cerimoniale. Il centro è la relazione. Questa parabola mi insegna che non si tratta di prevedere tutto o di avere tutto in ordine, ma di restare desideroso, pronto a lasciarmi sorprendere dalla sua visita.

Essere sveglio non significa agitazione o tensione, ma attenzione. Una vigilanza fatta di amore, di cura, di desiderio di incontro. Mi domando, allora, se sto coltivando questo tipo di vigilanza. Se, nelle mie giornate, c’è uno spazio che resta aperto per Lui. Se so ancora attenderlo, riconoscerlo, riceverlo, quando arriva, magari attraverso una persona, un incontro, una parola, un silenzio, un bisogno.

Che cosa significa per me, oggi, restare sveglio? In quali situazioni, sento che il Signore mi sta passando accanto? Qual è il mio desiderio più vivo, in questa attesa? Mi sto preparando davvero a riceverlo oppure rischio di non accorgermi della sua presenza?

Terzo punto

Continuo ad ascoltare Gesù. Mi accorgo che il suo discorso diventa più esigente, in particolare quando dice: “A chi fu dato molto, molto sarà chiesto.” Sento che non è una minaccia, è una chiamata alla consapevolezza, allo stupore e alla responsabilità. Questa chiamata mi porta a domandarmi che cosa mi è stato dato.

Mi accorgo di star ricevendo tanto: la vita, le relazioni, le parole, il tempo, il mio modo unico di amare. Talvolta, perdo di vista questi doni. Altre volte li vedo, ma li tengo per me. Oppure li temo, come se averli mi obbligasse a fare qualcosa che non sono pronto ad assumere.

Il Signore non mi ha ricolmato di doni per mettermi alla prova, né per farmi sentire inadeguato. Me li ha affidati perché siano fecondi, perché li metta in circolo. Per questa ragione, sono chiamato a vivere non da spettatore, ma da protagonista che sa custodire e distribuire, che si prende cura, che mette mano alla vita. La vigilanza, in questa prospettiva, svela tutta la sua ricchezza. È attesa. Fiducia. Fedeltà. È agire con discernimento. Restare presente. Non tirarmi indietro.

Quali doni riconosco nella mia vita? In che modo li sto accogliendo, custodendo, condividendo? C’è un ambito in cui, oggi, sento di essere chiamato a maggiore fedeltà? Come posso vivere questa responsabilità non come un peso, ma come un modo per restare vivo, presente, disponibile?

Colloquio

Conversiamo, da amico ad amico, con il Signore. In particolare, Lo ringrazio per il Regno che mi ha consegnato, per il modo in cui Lui stesso si è consegnato a me e gli affido il desiderio di imparare a vivere anch’io questa dinamica di grazia. Concludo con un’Ave Maria.

Cliccando sull’icona è possibile scaricare la traccia di preghiera in formato pdf.
(Istruzioni per la stampa)

1 commento su “Vivere da consegnati”

  1. Buongiorno e buona domenica,
    In ogni traccia ci sono gli interrogativi che ciascuno di noi dovrebbe farsi per meglio calare la Parola di Dio nella propria vita. Il Vangelo è parola viva, valida in ogni epoca dell’esistenza umana, oggi più che mai. Abbiamo tutti bisogno di questa Parola per cambiare la nostra vita e sperare in un mondo migliore.
    Oggi sto attraversando un periodo difficile, complicato, pieno di solitudine, quella solitudine che non avrei mai immaginato di poter vivere. Ma proprio questa solitudine sta producendo i suoi frutti perché mi ha fatto sentire ancor di più la presenza di Cristo Signore nella mia vita, è una piccola croce che porto insieme a Lui, certo che non mi abbandonerà. Certo anche che, dopo la croce, c’è la Risurrezione.
    Anche questo è un dono che oggi condivido con voi. Il Signore conosce i nostri cuori, sa di cosa abbiamo bisogno e noi, con la nostra fede, rimaniamo in vigilante attesa del Suo ritorno.

    Un abbraccio affettuoso
    Giovanni

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