Riconosciuti da come amiamo

Traccia di preghiera sul Vangelo della V Domenica di Pasqua (Anno C)

Che cosa dice il nostro modo di amare su chi siamo? Quale tipo di amore ci dona di essere riconosciuti come discepoli del Signore?

Indicazioni metodologiche
  • È una traccia di preghiera sulle letture della domenica, in particolare sul Vangelo, ispirata alla tradizione degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
  • Presuppone la lettura del Vangelo corrispondente: se omessa, la traccia che segue è priva di senso e si trasformerà in una presa in giro di se stessi.
  • È predisposta in maniera tale da cercare di favorire il tuo coinvolgimento, il tuo apporto, il tuo contributo.
  • Per la durata di questa preghiera, propongo i seguenti criteri:
    • criterio del gusto interiore: farla durare sin quando ci dà gusto, ci coinvolge, ci intriga.
    • criterio quantitativo minimo: non meno di 10 minuti.
    • criterio quantitativo massimo: non più di 60 minuti.
  • Non devi approfondire ogni spunto e domanda della traccia. La raffica di spunti e domande è per aiutarti a trovare il tuo filo conduttore. Soffermati dove ti senti toccato, dove senti coinvolgimento, dove avverti un richiamo. La tua preghiera passa in maniera decisiva dall’attenzione a questi movimenti interiori. Passa ad un altro punto della traccia solo quando hai ben gustato il precedente.
  • Puoi impiegare la traccia con diverse modalità, prestando attenzione al tuo bisogno
    interiore: una sola volta, per più giorni, per una settimana intera.
  • Puoi adoperarla anche insieme ad altri: in tal modo, dopo la fase personale, è poi possibile condividerne i frutti. Alcuni stanno sperimentando la traccia in gruppi.
  • Alla fine della preghiera, prendi qualche appunto scritto (su carta, in un file, ecc.) sull’esperienza spirituale vissuta.
  • Pregando sulla traccia, ti faranno compagnia tante sensazioni in ordine sparso, tipo “Non ci capisco niente!”, “Quante domande…”, “Io sono in cerca di risposte chiare e complete e qui trovo solo domande e tante…”, “La struttura della preghiera è strana”, “Alcuni passaggi risultano macchinosi…”, “Mi restano alcune immagini e non capisco perché”, “Sono affiorati diversi ricordi, belli e meno belli: che senso ha?”
  • Non solo: ti potrà capitare di ritornare in maniera spontanea sulla traccia mentre sei impegnato nelle tue corse o di essere raggiunto ancora da essa.
Sai come si chiama tutto questo?
Preghiera.
La tua.
Sì, starai pregando.
Continua.
Testo del Vangelo…
Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

*Foto di Nino Souza Nino da Pixabay

Il video sarà disponibile a partire dalle ore 5.00 di sabato 17 maggio 2025


Preghiera preliminare

Chiedere a Dio nostro Signore la grazia che per la durata della preghiera tutte le mie intenzioni, il mio agire e la mia dimensione interiore non si disperdano in mille distrazioni, ma siano dedicate solo all’incontro con Lui: è possibile ed è bello.

Primo passaggio introduttivo

Consiste nel comporre il tema della preghiera. Qui sarà l’essere riconosciuti.

Secondo passaggio introduttivo

Consiste nel domandare al Signore quello che voglio e desidero. Qui, in particolare, gli chiedo di soffermarmi su ciò che ci permette di essere riconosciuti.

Primo punto

In questo tempo di Pasqua, la liturgia, mi dona di gustare la gioia della risurrezione, conducendomi di nuovo nel cenacolo, in quella sera della consegna, quando Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli; Giuda si è allontanato nel buio della notte; Pietro ha appena ricevuto l’annuncio dei suoi imminenti rinnegamenti. In questo clima, i discepoli sono smarriti, disorientati, inconsapevoli delle tenebre che stanno per travolgerli.

Proprio in questa oscurità, Gesù consegna, alle orecchie e al cuore dei suoi amici, un comandamento nuovo: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Accolgo queste parole: sembrano proporre un ideale astratto, un comando impossibile da realizzare. Le gusto, scoprendo, pian piano, che Gesù sta proponendo la memoria di una storia concreta, la consapevolezza di un cammino vissuto insieme; l’intimità sperimentata nella relazione con lui.

E come lui li ha amati? Faccio memoria del suo prendere su di sé i rinnegamenti e le incomprensioni; del suo continuare a servire, anche chi stava per tradirlo; del suo rimanere fedele, nonostante gli abbandoni; del suo vivere, fino in fondo, la pienezza della sua umanità, nello sprofondare della notte.

Quali gesti concreti del Signore, nel mio cammino, mi hanno già detto il suo “ti amo“, anche quando non li ho subito riconosciuti? In quali momenti, ho capito che l’amore non era solo un sentimento, ma espressione viva della relazione con Lui? Sono pronto a rileggere le mie fatiche relazionali come luoghi in cui il Signore mi sta dando l’opportunità di amare come Lui ha amato me?

Secondo punto

Quel “come io vi ho amato” richiama quindi una relazione viva, nella quale Gesù sperimenta continuamente fallimenti, fragilità e rilanci. Dopo la risurrezione, infatti, i discepoli non diventano perfetti, non si trasformano subito in testimoni forti e coraggiosi. Sperimentano notti infruttuose. Indugiano nel riconoscere il Signore. Dubitano gli uni degli altri. Vivono l’incapacità di credere senza vedere.

Eppure, Gesù non li rimprovera mai per le loro esitazioni. Anzi, usa proprio quelle esitazioni come occasioni per rilanciare la relazione con Lui: accetta di mostrarsi di nuovo a Tommaso; invita i discepoli a riprovare la pesca e nel frattempo accende un fuoco e prepara un pasto, da condividere con loro; chiede insistentemente a Pietro: “Mi ami tu?”, non perché dubita del suo amore, ma per incoraggiarlo a riprendere, con rinnovato slancio, il cammino di sequela.

L’invito ad amare “come lui”, oggi, è rivolto anche a me. Lo lascio risuonare dentro di me, nella consapevolezza che il Signore non si aspetta da me la perfezione né che io non abbia esitazioni. L’amore che Gesù mi chiede nasce dall’esperienza di essere amato da Lui, sempre, anche nella mia lentezza, nei miei dubbi, nelle mie fragilità. Amare come lui mi ama è non fermarsi alla delusione delle reti vuote; è fidarsi della voce che invita a riprovare; è riconoscere la fecondità nascosta nella fiducia rinnovata.

Mi ricordo di essere amato? In quali relazioni ho riconosciuto il Signore che mi rilanciava, anche quando io stavo per arrendermi? Sono disposto ad amare anche quando il mio cuore non sente entusiasmo, ma riconosce solo la fedeltà del Signore, il suo amarmi?

Terzo punto

Consegnando il suo comandamento nuovo, Gesù non pretende discepoli impeccabili, ma discepoli che sanno ricordare l’amore ricevuto e rilanciarlo. Il mondo non riconoscerà i discepoli dal successo o dalla perfezione. Non si tratta di avere relazioni perfette o di dare spettacolo di buoni sentimenti.

Invitando i discepoli ad amarsi, Gesù li incoraggia a vivere un amore che riconosce ed accoglie le ferite dell’altro; che sa restare fedele nei ritorni indietro; che riprova, quando tutto sembra finito; che non giudica chi è tornato a mani vuote, ma lo nutre e lo rialza; che sa dire “ti voglio bene” anche quando la memoria dei fallimenti è ancora viva.

Questo amore non è mai teorico. È l’amore di chi ha sperimentato di essere amato dal Signore, è l’amore che diventa missione: “come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri” non significa solo volersi bene, ma diventare memoria viva e contagiosa della relazione con Gesù. È questo amore che parla al mondo.

Quale relazione, oggi, il Signore mi affida come luogo per vivere questo tipo di amore? Chi, nella mia vita, ha saputo amarmi nonostante le mie esitazioni? Sono disposto a diventare testimone di un amore che non è perfetto, ma fedele?

Colloquio

Conversare amichevolmente con il Signore. In particolare, Lo ringrazio perché è il Suo amarmi che mi rende capace di amare. Concludo con un’Ave Maria.

File pdf

Cliccando sull’icona è possibile scaricare la traccia di preghiera in formato pdf.
(Istruzioni per la stampa)

Lascia un commento