Traccia di preghiera sul Vangelo della XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Quando ti senti mezzo morto, stanco e sfiduciato, chi ti ritrovi accanto? E se la speranza arrivasse da chi hai sempre guardato con diffidenza?
Indicazioni metodologiche
- È una traccia di preghiera sulle letture della domenica, in particolare sul Vangelo, ispirata alla tradizione degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
- Presuppone la lettura del Vangelo corrispondente: se omessa, la traccia che segue è priva di senso e si trasformerà in una presa in giro di se stessi.
- È predisposta in maniera tale da cercare di favorire il tuo coinvolgimento, il tuo apporto, il tuo contributo.
- Per la durata di questa preghiera, propongo i seguenti criteri:
- criterio del gusto interiore: farla durare sin quando ci dà gusto, ci coinvolge, ci intriga.
- criterio quantitativo minimo: non meno di 10 minuti.
- criterio quantitativo massimo: non più di 60 minuti.
- Non devi approfondire ogni spunto e domanda della traccia. La raffica di spunti e domande è per aiutarti a trovare il tuo filo conduttore. Soffermati dove ti senti toccato, dove senti coinvolgimento, dove avverti un richiamo. La tua preghiera passa in maniera decisiva dall’attenzione a questi movimenti interiori. Passa ad un altro punto della traccia solo quando hai ben gustato il precedente.
- Puoi impiegare la traccia con diverse modalità, prestando attenzione al tuo bisogno
interiore: una sola volta, per più giorni, per una settimana intera. - Puoi adoperarla anche insieme ad altri: in tal modo, dopo la fase personale, è poi possibile condividerne i frutti. Alcuni stanno sperimentando la traccia in gruppi.
- Alla fine della preghiera, prendi qualche appunto scritto (su carta, in un file, ecc.) sull’esperienza spirituale vissuta.
- Pregando sulla traccia, ti faranno compagnia tante sensazioni in ordine sparso, tipo “Non ci capisco niente!”, “Quante domande…”, “Io sono in cerca di risposte chiare e complete e qui trovo solo domande e tante…”, “La struttura della preghiera è strana”, “Alcuni passaggi risultano macchinosi…”, “Mi restano alcune immagini e non capisco perché”, “Sono affiorati diversi ricordi, belli e meno belli: che senso ha?”
- Non solo: ti potrà capitare di ritornare in maniera spontanea sulla traccia mentre sei impegnato nelle tue corse o di essere raggiunto ancora da essa.
Sai come si chiama tutto questo?
Preghiera.
La tua.
Sì, starai pregando.
Continua.
Testo del Vangelo…
Dal Vangelo secondo Luca (10,25-37)
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
*Foto di di Jon Tyson su Unsplash
Il video sarà disponibile a partire dalle ore 5.00 di sabato 12 luglio 2025
Preghiera preliminare
Chiedere a Dio nostro Signore la grazia che per la durata della preghiera tutte le mie intenzioni, il mio agire e la mia dimensione interiore non si disperdano in mille distrazioni, ma siano dedicate solo all’incontro con Lui: è possibile ed è bello.
Primo passaggio introduttivo
Consiste nel comporre il tema della preghiera. Qui sarà la condizione di “mezzi morti”.
Secondo passaggio introduttivo
Consiste nel domandare al Signore quello che voglio e desidero. Qui, in particolare, gli chiedo di provare a capire quella condizione esistenziale sottile che può ridurci in uno stato di “mezzi morti”.
Primo punto
Gesù racconta una storia. Lo fa per rispondere alla domanda di un uomo. Un esperto della Legge chiede di sapere chi è il suo prossimo per poterlo amare così come prescritto nella Legge mosaica. Vuole mettere alla prova Gesù, testare la sua affidabilità. Ma al tempo stesso, sta mettendo alla prova le sue personali interpretazioni della Legge. Sembra cercare un limite, una definizione rassicurante.
Gesù, invece di proporre una risposta, preferisce immergere quell’uomo in un racconto, affinché possa trovare in se stesso la risposta ai suoi interrogativi e fare verità sulla sua vita di fede.
La narrazione di Gesù si apre con una discesa. Racconta di un uomo che scende da Gerusalemme a Gerico. Contemplo questo suo camminare verso il basso: sta lasciando la città santa per dirigersi verso una città che è il punto più basso di tutto il territorio. Mi rendo conto che questa indicazione non è soltanto un dettaglio geografico, rappresenta una traiettoria esistenziale.
Quell’uomo sta percorrendo un tratto di vita, forse con leggerezza, forse per necessità, forse restando sulla superficie delle cose. Lo osservo mentre scende sempre più in basso e in quella discesa cade nelle mani dei briganti, viene spogliato, picchiato, lasciato mezzo morto.
Non è una figura marginale del racconto, non è semplicemente una comparsa: è un uomo che sta compiendo un cammino ed in questo suo andare lungo le strade della vita ha forse trascurato qualcosa, fino a toccare il fondo, il fallimento, fino a ritrovarsi nudo e mezzo morto. Eppure proprio lui, nel suo fallimento e nella sua nudità, diventa il luogo in cui la vita può rivelarsi. In lui, posso scorgere un frammento della mia condizione. Anche io, a volte, mi ritrovo a percorrere discese non del tutto consapevoli che mi espongono alle ferite della vita.
Quali tratti del mio cammino sono “in discesa”? In quali fragilità o trascuratezze si è aperto, per me, uno spazio di rischio? Quando mi sono sentito mezzo morto?
Secondo punto
Un sacerdote. Poi un levita. Passano entrambi per quella stessa strada. Sono due uomini che conoscono la Legge, che abitano il culto. Li osservo. Li vedo passare oltre. Non riesco a capire se sono indifferenti oppure semplicemente attenti ad altro. Forse hanno fretta, paura, dubbi sulla legittimità dell’intervento. Forse si sono convinti che fermarsi sarebbe stato imprudente, impuro o sconveniente. Forse stanno attenendosi all’osservanza di qualche regola oppure il loro atteggiamento è nient’altro che buonsenso.
Mentre contemplo questa scena, mi ritrovo davanti a una verità: in tante situazioni, ci sono ottime ragioni che non bastano. Ci sono criteri sensati che, in certi momenti, non generano vita. Non so con certezza cosa abbia frenato questi due protagonisti del racconto. Ma posso chiedermi cosa frena me.
Riconosco che anche in me convivono zelo e timore, sensibilità e distanza, slanci e ripensamenti.
Cosa mi impedisce, talvolta, di fermarmi davanti a chi è ferito? Quali ragioni porto dentro di me per “passare oltre”? Quali paure, logiche o abitudini possono diventare alibi per non lasciarmi coinvolgere?
Terzo punto
Ad un certo punto, lungo quella strada, arriva un samaritano: uno straniero, un non integrato, uno ritenuto impuro. Lo osservo e non lo vedo passare oltre. Si lascia toccare da quel che i suoi occhi vedono, si ferma, si avvicina, si fa prossimo a quell’uomo in fin di vita.
Non solo: mi accorgo che sta compiendo un gesto profondo di identità. Non agisce per dovere, ma per vocazione. Non solo salva un uomo, ma in quel gesto dà forma alla propria umanità. Contemplo in lui una grazia che lo abita: mentre fascia le ferite dell’altro, sta curando anche se stesso. Sta rispondendo a un appello profondo.
In questo gesto, la vita esplode dove nessuno se l’aspettava: nella diversità. Lì dove i sistemi religiosi si sono fermati, la misericordia prende forma. E il mezzo morto conosce la speranza. Il diverso diventa il veicolo della buona notizia. Non perché è buono, ma perché è vivo.
Quale diversità oggi mi spiazza, ma potrebbe essere luogo di grazia? Cosa mi impedisce di riconoscere che anche chi non è “come me” può essere canale di salvezza? Quale gesto di cura posso compiere che esprima la mia verità più profonda?
Colloquio
Conversare amichevolmente con il Signore. In particolare, Lo ringrazio perché mi raggiunge come Samaritano, attraverso la diversità che, in tante sfaccettature, pullula nella mia vita, e lo fa per prendersi cura di me. Concludo con un’Ave Maria.
Cliccando sull’icona è possibile scaricare la traccia di preghiera in formato pdf.
(Istruzioni per la stampa)