Traccia di preghiera sul Vangelo della XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Su cosa stai fondando la tua vita? In che cosa ritieni importante investire tempo ed energie? Cosa ti arricchisce più di ogni altra cosa?
Indicazioni metodologiche
- È una traccia di preghiera sulle letture della domenica, in particolare sul Vangelo, ispirata alla tradizione degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
- Presuppone la lettura del Vangelo corrispondente: se omessa, la traccia che segue è priva di senso e si trasformerà in una presa in giro di se stessi.
- È predisposta in maniera tale da cercare di favorire il tuo coinvolgimento, il tuo apporto, il tuo contributo.
- Per la durata di questa preghiera, propongo i seguenti criteri:
- criterio del gusto interiore: farla durare sin quando ci dà gusto, ci coinvolge, ci intriga.
- criterio quantitativo minimo: non meno di 10 minuti.
- criterio quantitativo massimo: non più di 60 minuti.
- Non devi approfondire ogni spunto e domanda della traccia. La raffica di spunti e domande è per aiutarti a trovare il tuo filo conduttore. Soffermati dove ti senti toccato, dove senti coinvolgimento, dove avverti un richiamo. La tua preghiera passa in maniera decisiva dall’attenzione a questi movimenti interiori. Passa ad un altro punto della traccia solo quando hai ben gustato il precedente.
- Puoi impiegare la traccia con diverse modalità, prestando attenzione al tuo bisogno
interiore: una sola volta, per più giorni, per una settimana intera. - Puoi adoperarla anche insieme ad altri: in tal modo, dopo la fase personale, è poi possibile condividerne i frutti. Alcuni stanno sperimentando la traccia in gruppi.
- Alla fine della preghiera, prendi qualche appunto scritto (su carta, in un file, ecc.) sull’esperienza spirituale vissuta.
- Pregando sulla traccia, ti faranno compagnia tante sensazioni in ordine sparso, tipo “Non ci capisco niente!”, “Quante domande…”, “Io sono in cerca di risposte chiare e complete e qui trovo solo domande e tante…”, “La struttura della preghiera è strana”, “Alcuni passaggi risultano macchinosi…”, “Mi restano alcune immagini e non capisco perché”, “Sono affiorati diversi ricordi, belli e meno belli: che senso ha?”
- Non solo: ti potrà capitare di ritornare in maniera spontanea sulla traccia mentre sei impegnato nelle tue corse o di essere raggiunto ancora da essa.
Sai come si chiama tutto questo?
Preghiera.
La tua.
Sì, starai pregando.
Continua.
Testo del Vangelo…
Dal Vangelo secondo Luca (12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
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Preghiera preliminare
Chiedere a Dio nostro Signore la grazia che per la durata della preghiera tutte le mie intenzioni, il mio agire e la mia dimensione interiore non si disperdano in mille distrazioni, ma siano dedicate solo all’incontro con Lui: è possibile ed è bello.
Primo passaggio introduttivo
Consiste nel comporre il tema della preghiera. Qui sarà l’arricchirsi.
Secondo passaggio introduttivo
Consiste nel domandare al Signore quello che voglio e desidero. Qui, in particolare, gli chiedo di capire ciò che più mi può arricchire.
Primo punto
Gesù sta parlando ad una folla numerosa. Ad un certo punto, dal cuore di quella folla, vedo sbucare un uomo. Ha fretta. Non può aspettare che Gesù finisca il suo discorso. Lo interrompe con una richiesta. Ha urgenza di risolvere una questione importante. Si rivolge a Gesù, riconoscendogli il suo ruolo di Maestro e, proprio in virtù di questo, gli chiede di intervenire, per stabilire in che modo dividere l’eredità con suo fratello.
Gesù ascolta con attenzione quella domanda. La trova concreta, ragionevole. Al tempo stesso sceglie di non lasciarsi trascinare nel ruolo di arbitro. Coglie, in quella richiesta, qualcosa di più profondo che non riguarda solo quell’uomo, ma anche quella folla che attende, con curiosità, la sua risposta. Gesù non affronta la questione legale, ma evidenzia come quel bisogno di giustizia rischi di nascondere l’ansia di possesso. Richiama tutti alla vigilanza: “Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia.”
Accolgo questo invito di Gesù. Mi metto in ascolto delle domande che porto nel cuore. Si presentano tutte apparentemente giuste. Provo a considerare in che modo possano rivelare un bisogno, più profondo, di possedere, di veder riconosciute le mie ragioni a discapito di quelle degli altri, di affermarmi per assicurarmi il mio domani. Mi rendo conto di come anch’io, talvolta, cerchi in Dio la conferma delle mie pretese, più che la verità della mia condizione.
Quali richieste, oggi, mi portano davanti al Signore? In che modo riconosco se sono animate da desiderio di giustizia o da bisogno di conferma? Mi è mai capitato di usare Dio per difendere un mio diritto più che per aprirmi alla sua giustizia?
Secondo punto
Gesù continua, raccontando una parabola: un uomo ha ottenuto un notevole raccolto e i suoi depositi non bastano più. Allora pianifica: abbatterò, costruirò, raccoglierò, dirò a me stesso… È il monologo di un uomo che parla solo con se stesso. Nessun altro entra nel suo orizzonte: né Dio, né i familiari, né gli amici, né il bene comune, né i poveri, né il tempo. Solo le ricchezze dalle quali fa dipendere la sua vita.
Tutto è finalizzato a sé, come se la vita fosse un capitale da gestire per il proprio godimento; come se esistesse solo lui e, con la ricchezza dei suoi beni, delle sue idee, della sua esperienza, potesse bastare a se stesso.
Ad un certo punto, il suo monologo, viene interrotto da un pensiero, una risonanza, una voce. Dio si rende presente nell’isolamento che quest’uomo si è andato, pian piano, costruendo. Gli ricorda che, pur potendo ampliare i limiti dei suoi possedimenti, non potrà mai superare il limite naturale della sua esistenza. Proprio quella notte, la sua vita gli sarà richiesta, non da Dio, ma da quel suo modo di vivere. L’unica cosa che non può possedere, infatti, è la sua stessa vita perché gli è stata donata.
Immagino quest’uomo, circondato dai suoi possedimenti. Mi rendo conto che, prima ancora di morire fisicamente, la sua vita si è andata spegnendo nell’illusione di poter vivere senza una relazione profonda con se stesso, con gli altri e con l’Altro, ma solo con le cose.
Il problema non è la ricchezza che possiede, ma l’isolamento che ne è scaturito quando è diventata fine a se stessa. Quando l’ha trattenuta solo per sé, dimenticando gratitudine e condivisione. Quando ha pensato di costruire la sicurezza del suo domani, senza fondarla sull’essenziale. Tutto questo, ora, sta per presentargli il conto.
Quali sono i progetti che, oggi, mi occupano e mi preoccupano? C’è qualcosa che sto costruendo solo con me stesso, senza aprirmi alla relazione con Dio e con gli altri? Dove, nella mia vita, il desiderio di “sistemarmi” ha spento il bisogno di ascoltare e di condividere?
Terzo punto
La conclusione della parabola è lapidaria: “Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce davanti a Dio.” Gesù non sta mettendo in discussione il desiderio umano di sicurezza, sta aprendo un orizzonte nuovo. Invita a fondare la vita su di una ricchezza altra, che non muore con noi, che non si svaluta, che non ci rinchiude.
Essere “ricchi davanti a Dio” è una chiamata a custodire ciò che ha peso eterno: le relazioni, la generosità, la fiducia, la capacità di gioire con poco, il dono del tempo, l’umiltà del cuore, il rapporto personale con il Signore.
Gesù ci invita a far dipendere la nostra vita da un tesoro che il tempo non consuma, a investire nella vita interiore, nella compassione, nella condivisione. Ogni scelta che allarghiamo agli altri, ogni gesto che spezza l’isolamento dell’anima, ogni parola che apre il cuore alla fiducia… tutto questo ci rende ricchi, secondo il Vangelo.
In che modo, oggi, posso “investire” nella mia vita interiore? Quali segni di una ricchezza evangelica riconosco in me o intorno a me? Che cosa significa, per me, “essere ricco davanti a Dio” e quali passi concreti mi sento chiamato a compiere?
Colloquio
Conversare amichevolmente con il Signore. In particolare, Lo ringrazio perché la relazione con lui mi arricchisce più di ogni altra cosa. Concludo con un’Ave Maria.
Cliccando sull’icona è possibile scaricare la traccia di preghiera in formato pdf.
(Istruzioni per la stampa)
In genere non lascio commenti, ma condividere mi sembra un modo per non “accumulare” e restituire quanto mi è stato donato nella preghiera. Ho scoperto che “voler stare tranquilla” è la mia ricchezza terrena e allora controllo, pianifico, mi rintano nella mia comfort zone….questo però non è vivere ma vivacchiare. Oggi voglio darmi e darGli una possibilità, provando a fare almeno una cosa che “non mi fa stare tranquilla” …
I.F.
Il Signore non condanna la ricchezza ma ci avverte di non metterla al centro della nostra vita che potrebbe così diventare vuota, fine a se stessa. Il Signore ci invita a preparare la nostra vera ricchezza nei cieli dove Lui vuole condurci. E’ questa la vera ricchezza che produce frutti per l’eternità.
Un abbraccio affettuoso
Saluti
Giovanni